MUSEI CIVICI
Geometria e creatività a Villa Mirabello

«A imporsi è il segno, non il colore». Ne è convinto, Giovanni La Rosa, artista siciliano ma varesino per scelta (come ama sottolineare) e adozione, che fin dall’inizio del suo percorso artistico si è dedicato alla grammatica del segno, ai graffiti e agli alfabeti, per approdare, negli anni recenti, alla figura geometrica.
L’ARTE DI GIOVANNI LA ROSA
L’intera sua ricerca, a partire dalla prime sperimentazioni nel 1975 fino agli ultimi lavori, è rappresentata in una mostra allestita nella suggestiva cornice di Villa Mirabello, a Varese, a quarant’anni dalla prima personale che si è svolta nelle medesime sale. La Rosa lavora su tele preparate al fine di ottenere una superficie perfettamente liscia; utilizza i pennini, invece del pennello, e con una cura e precisione maniacale riempie le tele di brevi segni, con minuscole variazioni cromatiche. Un suggerimento di colore, spiega. La cosa curiosa, afferma con il sorriso, «è che oggi non si riescono a trovare i pennini, non ne producono più. Fortunatamente, ne ho acquistata una scorta anni fa». Un quotidiano esercizio, il suo, cui si applica con disciplina, con uno sguardo rivolto alla ricerca contemporanea senza mai perdere di vista la propria indipendenza.
«UN ARTISTA INDIPENDENTE»
«Giovanni La Rosa - scrive Irene Caravita in catalogo - è un artista fortemente indipendente, sia per il suo proprio carattere, sia per la qualità artistica della sua opera, che trova difficile collocazione in una corrente, in un gruppo. Nonostante questo, racconta volentieri di quelle personalità che hanno saputo toccarlo in senso intimo e metaforico, che hanno avuto la capacità di indirizzarlo. Maestri che ha guardato, con stima e affetto, come mentori». Come Bruno Munari, che per la precisione del suo tratto lo ha paragonato a computer. Con un amore per il gesto che lo avvicinano però più a un amanuense.
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