LA MOSTRA
La ricerca parte dal corpo femminile
Una mostra che riunisce le opere di Birgit Jürgenssen e Cinzia Ruggeri. Marta Papini e Maurizio Cattelan, artisti di fama, ne sono i curatori

«Lonely Are All Bridges»: ponti che uniscono solitudini, che sfidano i confini e le convenzioni, che attraversavano discipline differenti, trasformando il quotidiano in un racconto dalla forte dimensione critica. Prende il titolo da un verso della poesia Die Brücken, della poetessa austriaca Ingeborg Bachmann, la mostra che ha inaugurato la stagione espositiva 2025 della Fondazione ICA Milano e che propone un dialogo, inedito e inaspettato ma possibile, tra l’arte della viennese Birgit Jürgenssen (1949-2003) e della milanese Cinzia Ruggeri (1942-2019). L’esposizione, a cura di Maurizio Cattelan e Marta Papini, racconta di un incontro mai avvenuto di persona, ma esistente attraverso il dialogo e la consonanza delle loro opere. Nate entrambe alla fine degli anni Quaranta e formatesi negli anni Sessanta, Birgit Jürgenssen e Cinzia Ruggeri hanno affrontato il ruolo della donna nella società, intrecciando tematiche legate al corpo, all’identità e alla trasformazione. Il percorso espositivo si sviluppa attraverso connessioni visive e concettuali tra le opere, senza adottare una prospettiva filologica: si apre con Untitled, un autoritratto di Birgit Jürgenssen con un copricapo di pelliccia bianca che si rivela essere il corpo di un topolino a pendant di Chef+Remy di Cinzia Ruggeri, in cui un paio di guanti bianchi, un cappello da chef e una piuma da fagiano solleticano la testa dei visitatori che entrano nello spazio dell’opera. In un continuo dialogo che gioca sul confine tra l’ironia e la tragedia, si alternano fra le sale temi come l’ombra, la scala, la libertà, lo sdoppiamento. Entrambe le artiste amano giocare con l’ornamento e l’accessorio, estensione del corpo e strumento di conquista del proprio spazio. Diventano così protagonisti delle sale successive scarpe e guanti, occasione di riflessione sul ruolo della donna nella società, come nel disegno Housewives’ Work (1973) di Jürgenssen. Si passa poi alle scarpe: scarpe disegnate da cui escono calze vere, linguette di calzature che si trasformano in lingue umane, scarpe che si trasformano in letto, volatile e vasi di porcellana, fino alle iconiche Scarpe scale (1984) di Ruggeri, collocate in verticale sul muro della porta come fossero in procinto di lasciare la stanza. Si prosegue con il tema del doppio, il gioco di luci e ombre, e ancora autoritratti che offrono una riflessione sulla molteplicità e sull’identità, attraverso il linguaggio della pittura. A completare il dialogo, una serie di fotografie di Jürgenssen dà vita a un gioco di luci e ombre dove l’artista esplora la possibilità di mutazioni delle proprie mani, proiettandoci sopra un cielo stellato o aggiungendo figure umane sulla punta delle dita come le due fotografie Untitled (finger cots) (1988), esposte nel corridoio da cui si accede alle stanze. L’esposizione di Fondazione Ica conferma la vocazione della Fondazione privata non profit dedicata alle arti e alla cultura contemporanea, mettendo in luce il contributo «di due artiste che hanno riflettuto sul ruolo della donna nella società contemporanea adottando un linguaggio che si discosta dalla retorica della lotta e dell’attivismo per proporre una critica sottile e contemporanea. Attraverso le loro opere Jürgenssen e Ruggeri hanno indagato il corpo femminile il rapporto con l’abito come espressione identitaria».
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