SINDACATO
«La salute del lavoratore per noi è una priorità»
Ivano Ventimiglia della Cgil Varese: «La collaborazione tra tutte le figure operanti permette di intervenire anche nelle situazioni più problematiche»

Sicurezza e salute nel mondo del lavoro sono temi di grande importanza, sui quali è impegnato il sindacato. Un impegno che chiediamo di illustrare a Ivano Ventimiglia, responsabile Dipartimento Salute e Sicurezza Cgil Varese.
Come e quanto si impegna il sindacato per la salute dei lavoratori in azienda?
«Moltissimo. È un tema centrale, lo testimoniano la preziosa azione svolta nelle aziende dai rappresentanti dei lavoratori (Rsu, Rsa, Rls e Rlst) e le nostre battaglie per garantire la presenza dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza in tutte le aziende. Le categorie sindacali e il Dipartimento Salute e Sicurezza svolgono poi un’azione coordinata di promozione e di contatto costante con i lavoratori e con i loro rappresentanti. Cgil Varese è poi operativa nei numerosi tavoli istituzionali provinciali. Molto importante, infine, l’intervento coordinato nelle scuole con Cisl, Uil, istituzioni e associazioni datoriali per sensibilizzare gli studenti sin dalle scuole primarie su questi temi».
Sulla salute è più frequente l’intesa o lo scontro con le imprese?
«Dipende, il tema è complesso. Diciamo che spesso riscontriamo una lacunosa cultura della sicurezza che produce una sottovalutazione dei rischi e conduce a considerare gli investimenti per la sicurezza come costo e mero adempimento di obblighi, piuttosto che un’opportunità strategica (anche in termini di produttività). Se c’è poca attenzione alla sicurezza il clima in azienda peggiora, ne va della salute di chi lavora. Nelle aziende più sensibili e maggiormente inclusive su questi temi, invece, si raggiungono interessanti obiettivi condivisi, anche in termini di accordi e procedure».
Su questo fronte quali le sfide da affrontare con più decisione?
«Partiamo dalle normative, spesso non applicate adeguatamente, come il “Decreto 81”, e talora problematiche, come il nuovo Accordo Stato-Regioni sulla formazione per la sicurezza deludente, patente a crediti di dubbia efficacia. Il tutto all’interno di dinamiche economiche che spingono verso la precarietà e riducono la sicurezza nelle aziende, coadiuvate da una regolamentazione del mondo del lavoro da modificare in profondità (si pensi ai quattro quesiti referendari promossi da Cgil). A questo si aggiungano visioni politiche poco lungimiranti sia in termini incentivanti, sia per gli organi di vigilanza. Questo favorisce inevitabilmente le aziende meno virtuose».
Salute dei lavoratori, è possibile il gioco di squadra? Con chi?
«La sicurezza si garantisce insieme. La collaborazione tra parti sindacali, associazioni datoriali, istituzioni e organi di vigilanza è decisiva. Una collaborazione quanto più proficua, tanto più capace di garantire sicurezza e di intervenire concretamente anche nelle realtà più problematiche. La pariteticità, poi, offre notevoli potenzialità d’azione, se funziona bene. È necessario prima di tutto, però, un cambio di passo in ogni singola realtà lavorativa: fondamentale è il ruolo del datore di lavoro e la collaborazione con tutte le figure operanti, Responsabili per la sicurezza, medici competenti, preposti e lavoratori. Troppo spesso, ahimè, rileviamo uno scarso coinvolgimento di lavoratrici e lavoratori e dei loro rappresentanti sui temi della sicurezza e dell’organizzazione del lavoro».
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