PROSPETTIVE ECONOMICHE
Le imprese varesine continuano a investire
Emerge dal sondaggio curato da Confindustria. Risorse anche nell’intelligenza artificiale. Ma non mancano le preoccupazioni

Le imprese della provincia di Varese continuano ad investire. Questo il quadro che emerge dai dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Varese, nell’annuale indagine sugli investimenti che ha coinvolto 124 aziende (in totale 10.900 dipendenti). Ebbene, il 76% delle imprese del sondaggio ha dichiarato di aver fatto almeno un investimento nel corso del 2024.
Rispetto all’anno precedente, risulta che la maggior parte di queste aziende (40%) ha investito in misura superiore, nel 33% dei casi in misura uguale e nel restante 27% in misura inferiore.
SOSTITUZIONE IMPIANTI
Per quanto riguarda la tipologia di investimenti, al primo posto, si confermano, come negli anni passati, gli investimenti di sostituzione o ammodernamento di impianti aziendali, che riguardano il 72% delle imprese che hanno dichiarato di aver fatto investimenti nel 2024. Seguono gli investimenti nell’ampliamento delle capacità produttive che riguardano il 37% delle imprese e quelli immateriali, destinati ad esempio alla ricerca, allo sviluppo e a nuovi brevetti (39%).
PROSPETTIVE 2025
Per quanto riguarda, invece, le previsioni per il 2025, scende al 73% la percentuale di imprese del campione che ha dichiarato di avere piani di investimento per l’anno in corso. Si tratterà in gran parte (48%) di investimenti per valori analoghi o moderatamente superiori (21%) a quelli realizzati nel 2024. Dati, però, questi, è bene sottolinearlo, rilevati a inizio gennaio, prima dell’aumento delle preoccupazioni delle imprese per uno scenario internazionale di tensioni commerciali tra blocchi continentali.
LE PREOCCUPAZIONI
A preoccupare le imprese sullo sviluppo economico è soprattutto il calo della domanda: un ostacolo segnalato dal 66% delle imprese del campione. Percentuale, questa, che sale al 76% tra le imprese che non hanno in programma investimenti nel 2025.
DIGITALIZZAZIONE
Per quanto riguarda gli investimenti in digitalizzazione, il 47% delle imprese intervistate ha affermato di aver realizzato almeno un’azione in questo ambito, per la maggior parte nei sistemi informativi e nella sicurezza informatica (62%) e nell’area di contabilità, finanza e processi decisionali (40%). Seguono gli investimenti nella progettazione, simulazione, ingegnerizzazione e ricerca e sviluppo (34%), in marketing e customer care (26%), nelle aree di gestione e controllo qualità (26%), in vendite e clienti (23%) e acquisti e fornitori (21%).
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Un altro nuovo focus di quest’anno nell’indagine del Centro Studi della Confindustria varesina è quello relativo agli investimenti in intelligenza artificiale. Sono una quota del 15% le imprese intervistate che hanno dichiarato di aver investito in IA o di aver già in uso, sistemi e applicazioni di intelligenza artificiale nel 2024, specialmente come sistemi di IA generativa. Nell’anno in corso, invece, secondo le previsioni, la percentuale di aziende intente ad impiegare, espandere l'utilizzo o investire in IA, sale al 32%.
«CAMPANELLO D’ALLARME»
«Dall’analisi del nostro Centro Studi emerge un dato importante, che non era scontato: la percentuale di imprese varesine che nel 2024 ha investito risorse in almeno un ambito di sviluppo è la stessa del 2023 - commenta il presidente di Confindustria Varese, Roberto Grassi-. La fiducia nel futuro ha tenuto, nonostante la continua pressione sui costi di produzione causata dall’energia, le incertezze sui mercati dovute al delicato contesto internazionale, l’assenza di una chiara politica industriale nazionale e comunitaria. Nel lungo periodo, però, non può essere solo l’ambizione e il coraggio delle aziende a mantenere alta l’asticella dello sviluppo del Made in Italy. Ce lo dimostra il leggero calo di 3 punti percentuali sulle previsioni di imprese che investiranno nel corso del 2025. Un primo campanello di allarme, che, al momento della rilevazione avvenuta prima dell’insediamento della nuova Amministrazione americana, non teneva ancora conto delle crescenti preoccupazioni per uno scenario internazionale di tensioni commerciali».
«Servono una serie di misure di politica industriale che vadano incontro ai progetti di crescita delle imprese per far sì che la manifattura continui ad essere un asset strategico per tutto il Paese. Serve un piano che sia di sostegno a quegli investimenti in grado di mantenere l’Italia competitiva a livello internazionale, al passo con le trasformazioni in atto e vincente nelle principali sfide odierne, come quella della digitalizzazione e della sostenibilità ambientale. Misure concrete che da necessarie sono ormai diventate urgenti, a partire da un allargamento della copertura dell’Ires premiale, da una semplificazione burocratica e da una rivisitazione del Piano Transizione 5.0. Ne va della capacità del nostro sistema economico di restare competitivi. Così come serve un’azione coordinata e concreta a livello europeo nella rivisitazione del green deal e nel recupero di gap tecnologici, in primis digitali. Non ci può essere un’Europa unita senza una comune politica industriale» conclude Grassi.
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