LE CRISI
MvAgusta e Beko, la lunga attesa
Fase di stallo per i piani industriali delle due aziende del Varesotto

Perché il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, non convoca di nuovo il tavolo di discussione del piano di Beko Europe? Perché il curatore fallimentare di Ktm, che ha detto espressamente di non essere più interessata a Mv Agusta, non dà risposte concrete su possibili nuovi assetti societari dell’azienda che produce gioielli su due ruote in riva al lago di Varese? È intorno a questi due interrogativi che girano i pensieri, le preoccupazioni e le inevitabili suggestioni dei dipendenti delle due aziende e delle loro famiglie. Rischiare di perdere il posto di lavoro e vedere che chi potrebbe agire va a rilento, di certo non rincuora.
Il silenzio del governo
Se gli amministratori locali, ogni giorno, dimostrano il loro sostegno ai lavoratori Beko di Cassinetta, così come accade anche a Siena, si ha un po’ l’impressione che a Roma nulla si muova. O, meglio, sembra che si stia dando precedenza e priorità ad altre situazioni di crisi. Per carità, non si tratta di sgomitare per provare a salvare prima l’uno e poi l’altro, ma sarebbe auspicabile portare avanti tutte le discussioni in tempi ragionevoli. Probabilmente tra i funzionari dei palazzi romani qualcuno pensa che per dodici mesi non cambierà nulla e, dunque, c’è tutto il tempo. Ora, è vero che fino all’1 gennaio 2026 non ci saranno chiusure ed esuberi, ma già dal giorno successivo, se non si interviene, i dipendenti troveranno cancelli chiusi e linee produttive dismesse. Dodici mesi sono tanti, ma in pratica uno è già andato in fumo. La convocazione dell’incontro sarebbe dovuta arrivare entro metà gennaio, invece nulla. Nella migliore delle ipotesi si arriverà a fine mese. Ecco, fine mese: e sarà già febbraio. E saremo a undici mesi dall’ora x. L’unica speranza è che l’allungamento dei tempi significhi un lavoro sotto traccia, in modo da sedersi al tavolo con qualcosa di diverso rispetto a «cambiate il piano» e «No il piano non si cambia». Intanto i lavoratori restano nel limbo: vanno in azienda, hanno uno stipendio tagliato con la cassa integrazione e non sanno che cosa sarà di loro. Idem per chi lavora nell’indotto.
Schiranna spenta
È la stessa condizione che stanno vivendo anche i duecento dipendenti di Mv Agusta: hanno un contratto di solidarietà che stabilisce che fino a marzo lavoreranno una sola settimana al mese. E poi? Qui è chiaro che tutte le speranze sono nelle mani e nelle disponibilità economiche di Timur Sardarov, che già una volta ha salvato l’azienda. E si capisce che dietro le quinte si sta lavorando per un suo ritorno in sella. Ma le risposte? Il curatore fallimentare austriaco di Ktm va a rilento. Comprensibile che per lui Mv non sia una priorità, ma dare risposte in tempi ragionevoli fa parte del suo ruolo. Una cosa è certa: l’attesa è (troppo) lunga per tutti.
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