SALDO IN PANCHINA
Varese blinda Mandole nonostante i risultati
Rafforzata la posizione del coach: avrà più autonomia decisionale
Herman Mandole è parte della soluzione e non parte del problema. È il pensiero della Pallacanestro Varese nei confronti del tecnico argentino, mai messo in discussione anche dopo il tracollo di Cremona che ha fatto scivolare l’Openjobmetis in piena zona retrocessione. Dopo aver escluso le dimissioni “a caldo” nel post-partita del PalaRadi, le rinunioni di ieri tra i vertici del club e all’interno dello staff tecnico hanno ribadito come l’allenatore non sia in discussione.
LA FIDUCIA E IL TEMPO
Il coach argentino, che ha contratto garantito fino al 2026 con opzione 2027, dovrà trovare le soluzioni per uscire dall’impasse attuale. In particolare nell’ottenere il rendimento auspicato da Keifer Sykes, che dopo i primi 12 minuti “da par suo” contro Venezia ha mostrato un preoccupante piglio rinunciatario nell’attaccare il canestro e far correre la squadra. Nella settimana tra Reyer e Vanoli, però, il nuovo play si è allenato soltanto... una volta e mezza, restando fermo per affaticamento muscolare da domenica a giovedì: non c’è troppo da stupirsi che la pressione di Conti e Davis lo abbia mandato fuori giri. Perché l’OJM di Mandole è ad oggi peggiore rispetto a quella di Bialaszewski? Il coach di Buffalo era stato aiutato da Luis Scola con l’arrivo di Mannion (e Spencer), mentre per ora la coppia Sykes-Tyus è stata un disvalore e non un valore per l’argentino. La società ha ancora fiducia nell’allenatore che ha cresciuto in casa e scelto la scorsa estate; certo la squadra dovrà dare segnali diversi in campo, altrimenti chi lo sente il pubblico, che per ora ha mugugnato nei confronti del coach, senza arrivare agli estremi della contestazione “a prescindere” del >BialaOut?
TRA IL DIRE E IL FARE…
La differenza in termini comunicativi e caratteriali rispetto al timido e introverso Bialaszewski rischia di diventare un boomerang alla luce della distanza siderale tra le dichiarazioni preparatita e le risposte del campo. La buona fede è fuori discussione, ma troppo spesso è accaduto il contrario rispetto a quello che auspicava, tra l’obiettivo di agosto “Varese squadra più aggressiva d’Europa” sconfessato dai 106 punti di media subiti nelle prime quattro giornate e l’obiettivo correre più di Cremona di venerdì scorso tramutatosi in una prova da appena 60 punti e 57 tiri dal campo. C’è un problema di credibilità nei confronti dei giocatori, al di là di quella agli occhi dell’opinione pubblica? Il confronto di ieri con i vertici del club biancorosso pare aver escluso questa ipotesi, anzi dovrebbe rafforzare la sua posizione, agli occhi del gruppo, visto il supporto della società.
CAMBI AL SISTEMA?
Tra i sostegni che la società vuole garantire a Mandole c’è anche una maggiore facoltà decisionale dal punto di vista della gestione tecnica. In soldoni, uscire dal copione predeterminato del Moreyball, seguendo un filone già adottato da qualche settimana con l’eliminazione dei cambi programmati. D’altra parte la gara di Cremona ha evidenziato chiaramente come oggi l’Openjobmetis con Sykes e Tyus non sia in grado di convertire in campo aperto il volume tutto sommato accettabile di rimbalzi che ha recuperato nel primo tempo. I giocatori forti e talentuosi non hanno bisogno di molti schemi; la mano dell’allenatore si vede nella capacità di dare organizzazione e solidità tattica ai roster con poca qualità. Qual è oggi Varese, bisognosa anche di un ritmo di allenamento meno “player-friendly” per migliorare la condizione dei veterani. Se la società crede in Mandole, lasciargli mano libera nelle scelte di lavoro e di gioco è il modo giusto per capire davvero se e quanto vale.
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