L’INDAGINE
Varese, il mistero della pistola al bar
Cliente ferito, l’arrestato respinge le accuse: «Non ho sparato io»

Ha negato di essere andato al bar con la pistola e di avere sparato ferendo un altro cliente del locale.
Nell’interrogatorio di convalida di ieri ai Miogni, il 43enne di origine calabrese, ma domiciliato in Valcuvia, arrestato dalla Polizia di Stato giovedì mattina per porto illegale di armi, ha respinto le accuse. Arresto che non è stato convalidato dal gip Marcello Buffa, perché eseguito oltre i termini della flagranza di reato.
Domiciliari in Calabria
Ma lo stesso giudice ha riconosciuto i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell’indagato e quindi ha disposto per lui la misura cautelare; non in carcere, come chiesto dalla Procura, ma ai domiciliari, a casa della madre a Vibo Valentia, come proposto dal difensore, l’avvocato Corrado Viazzo. All’uomo (denunciato a piede libero per le lesioni personali) i poliziotti sono arrivati grazie alla testimonianza di alcune delle persone presenti nel bar a ridosso del centro, non lontano dalla casa circondariale, in cui è partito lo sparo che ha trafitto la gamba sinistra di un cittadino marocchino.
Gamba trapassata
A lanciare l’allarme è stato lo stesso extracomunitario che si è presentato in Questura, alle due della notte tra mercoledì e giovedì, con una ferita, per fortuna lieve, da arma da fuoco. Ed è stato sempre lui a indicare il locale in cui era stato colpito. Come? Accidentalmente, secondo la ricostruzione degli inquirenti: durante una lite, l’arrestato avrebbe estratto la pistola dal marsupio e avrebbe inserito la cartuccia, poi l’avrebbe appoggiata, sbattendola violentemente, su un tavolino, facendo così partire, senza volerlo, lo sparo che ha ferito l’immigrato, trapassandogli la coscia ma senza recidere le arterie (straniero - che, peraltro, nulla aveva a che vedere con i due litiganti).
Le testimonianze
La pattuglia della Squadra Volante arrivata sul posto ha subito raccolto le dichiarazioni di chi ha assistito alla scena e di chi ha visto l’indagato uscire e andarsene al volante di una Bmw. E almeno tre persone lo hanno riconosciuto, tanto che poi gli inquirenti sono andati a cercarlo nel bed and breakfast in cui soggiornava, senza trovarlo. Sono state diramate le ricerche anche alle altre forze dell’ordine. Ed è stato un carabiniere fuori servizio a incrociare l’auto a Casbeno e ad avvisare i poliziotti che hanno poi eseguito l’arresto poco dopo le 7. Nelle successive perquisizioni, però, non è stata trovata alcuna arma. Al modello - una pistola semiautomatica calibro 7,65, considerata arma comune da sparo - gli uomini della Scientifica sono arrivati grazie al bossolo e all’ogiva trovati e sequestrati all’interno del bar.
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