L’ALLARME
Ex Whirlpool, lavoratori preoccupati
La scelte di Beko e la crisi del settore: dipendenti in assemblea
La crisi del settore elettrodomestici, in generale, e le scelte di Beko, nello specifico. Stando a quanto riportato dai sindacati, sono queste le due principali preoccupazioni che attanagliano i lavoratori dello stabilimento di Cassinetta di Biandronno, un tempo “targato” Whirpool e ora passato a Beko, appunto.
«Le assemblee della Beko di Cassinetta di Biandronno hanno visto una vasta partecipazione - si legge in una nota firmata Rsu e lavoratrici e lavoratori Beko, Fim Fiom Uilm Varese -. Da decenni gli stabilimenti di Cassinetta sono una parte fondamentale del sistema industriale della provincia di Varese. Attualmente è un polo di eccellenza europeo nella produzione di elettrodomestici da incasso di media e alta gamma di prodotto e costituisce la più importante fabbrica di elettrodomestici in Italia. La fabbrica impiega oltre 2200 lavoratrici e lavoratori e numerose altre persone sono occupate nelle attività connesse dell’indotto, sia per la componentistica che per i servizi a supporto che un’azienda di tali dimensioni che ha sul territorio. Si tratta pertanto di una realtà industriale e professionale assolutamente ragguardevole per il territorio e per il paese».
Dalle assemblee di oggi «sono emerse le preoccupazioni diffuse in fabbrica tra i lavoratori principalmente legate a due situazioni concomitanti. La prima è la perdurante crisi del settore degli elettrodomestici, che sta colpendo con un calo dei consumi il mercato europeo – già di per sé limitato per le sue caratteristiche di “mercato di sostituzione” - e che vede ormai da più di un anno l’uso intensivo di giorni di cassa integrazione ordinaria ogni mese. La seconda è dovuta alle scelte che Beko sta attuando dopo aver assorbito le attività di Whirlpool, a cui si aggiunge un dato per noi preoccupante rispetto alla chiusura di uno stabilimento in Gran Bretagna avvenuto subito dopo l’acquisizione e soprattutto di due stabilimenti in Polonia, con lo spostamento delle produzioni e il conseguente licenziamento di 1800 lavoratori».
«Ad oggi - proseguono i sindacati - dove saranno ricollocati i volumi di queste tre aziende chiuse non è dato sapere. Queste preoccupazioni le abbiamo espresse anche nell’incontro effettuato presso la Provincia di Varese lo scorso 16 ottobre. E le riproporremo quando incontreremo Regione Lombardia, che ci ha contattati senza però ancora convocare l’incontro. Inoltre, vi è un impoverimento manageriale e strategico per questa mancanza di prospettive chiare che potremmo chiamare “silenzio industriale”, con numerose figure professionali che hanno lasciato l’azienda prosciugando il knowhow , impoverendo molte attività tra le quali la ricerca e sviluppo, essenziale per garantire un futuro per un’azienda globale con produzioni nel nostro paese».
Di fronte a questo scenario, il sindacato che rappresenta le lavoratrici e i lavoratori «ritiene necessario conoscere con urgenza i contenuti del piano industriale che Beko intende attuare nei siti italiani».
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