PENITENZIARIO
Busto, agente aggredito in carcere
Ancora un caso di violenza. I sindacati rilanciano l’allarme

Non è il carcere il luogo dove confinare i malati psichiatrici. È un’ovvietà eppure gli istituti traboccano. E Busto Arsizio non fa eccezione. Ieri, venerdì 18 ottobre, in via per Cassano, l’ennesimo episodio allarmante, provocato dal disturbo mentale di un detenuto ucraino: l’uomo voleva parlare con la psicologa che però in quel momento non era disponibile. L’ucraino ha perso il controllo e ha aggredito un agente della polizia penitenziaria. Il sindacato Uilpa è all’esasperazione.
Perché il fatto non è rimasto circoscritto a quei minuti di tensione. Riportato in sezione, l’uomo - rinchiuso per furto e rapina - all’improvviso, prendendolo alle spalle, ha sferrato un pugno al poliziotto assegnato alla vigilanza del reparto. Per fortuna c’era un ispettore sul piano che è riuscito a intervenire e a placare l’ucraino. «L’amministrazione è molto attenta a investire nel cosiddetto Trattamento, organizzando corsi di ogni genere per i detenuti, senza personale e a discapito della sicurezza. In cambio i detenuti stessi non sempre rispettano le regole. Si continua a lavorare con soggetti psichiatrici o borderline, letteralmente incuranti delle prescrizioni», osservano il segretario regionale della Uilpa Pierpaolo Giacovazzo e quello locale, Claudio Russo.
«La segreteria regionale Uilpa con le altre sigle sindacali ieri è stata convocata dal provveditore per porre fine allo stato d’agitazione sindacale. Ma nei diciotto penitenziari lombardi a fine settembre c’erano 8.919 detenuti, con sovraffollamento del 145 per cento rispetto al numero di posti. Un’ implementazione delle misure alternative alla detenzione e una politica di trasferimento dei reclusi con pena definitiva sono auspicabili. Si spera che il provveditore disponga subito il trasferimento dell’aggressore ucraino».
L’INTERVENTO DEL SAPPE
Sull’aggressione è intervenuto anche il Sappe. Alfonso Greco, segretario per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, sintetizza quel che avvenuto nelle ultime ore nella Casa circondariale di Busto Arsizio come «un’ordinaria giornata di follia».
Il segretario generale del Sappe Donato Capece esprime «tutto il nostro sostegno al collega contuso» e stigmatizza la situazione del carcere: «Sollecitiamo un intervento delle autorità competenti perché la situazione delle carceri sta diventando insostenibile. È inaccettabile che non ci siano iniziative per arginare l’ondata di violenza e sprezzo delle regole che sta travolgendo la società prima e le carceri italiane e che ogni giorno miete vittime tra le fila della Polizia Penitenziaria. Non è possibile che una persona che sceglie, per mestiere, di difendere lo Stato, ogni giorno debba essere esposta a minacce, ingiurie e violenza di ogni genere. Servono risposte ferme da parte del DAP, anche destinando carceri dismesse come l’Asinara e Pianosa per contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione», aggiunge. «Quel che è accaduto a Busto Arsizio testimonia una volta di più le quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano quotidianamente le unità di Polizia Penitenziaria in servizio, la tensione in atto nelle carceri regionali e la strafottenza e l’arroganza di una parte di popolazione detenuta violenta che, anche in carcere, continua a delinquere, ad alterare l’ordine e la sicurezza, evidentemente certa dell’impunità! È fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale».
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