QUARTIERI AL CENTRO
Cascinetta e la sua anima in movimento
I campi sono diventati fabbriche e le cascine palazzi. La continua mutazione sociale offre vitalità, ma non tutti sono contenti
Scattare una fotografia di Cascinetta non è semplice. Qui la velocità della auto che percorrono le importanti strade di collegamento si scontra con il passo lento di chi vive nel quartiere da sempre; ci sono i grandi complessi residenziali e le villette; ci sono realtà storiche e new entry; c’è chi resta qui perché deve e chi arriva a Cascinetta per scelta. In altre parole, c’è chi vede il bicchiere mezzo pieno (ed è ottimista sul futuro del rione) e chi mezzo vuoto (ed è un pochino più critico). Si dice che la storia è questione di punti di vista e parlando con chi vive e lavora a Cascinetta, qualche sfumatura l’abbiamo colta.
MEZZO PIENO
«Qui si sta bene», commenta un gruppo di anziani intenti a bere un caffè. «La promuoviamo, non a pieni voti, ma non ci possiamo lamentare». Per chi abita a Cascinetta da una vita, come nel caso della signora Anna, il quartiere ha un punto di forza da non sottovalutare: la capacità di non essere immobile. «Ho visto campi diventare fabbriche e palazzi prendere il posto delle cascine», dice. «Ho visto cambiare il viso delle persone e sentito lingue di Paesi lontani, passare dagli abiti usati per andare nei campi ai vestiti eleganti per andare al lavoro. E sa cosa non è mai cambiata? L’anima di Cascinetta: forte, pronta a evolversi, ma con il bisogno di stimoli per andare avanti e rinnovarsi». Stimoli che potrebbero fornire la riqualificazione di alcuni punti, il nuovo polo scolastico e i servizi collaterali che arriveranno nei prossimi anni. «Lo spero», conclude Anna. «Qui si sta bene, ma chi non vive qui non si rende davvero conto delle potenzialità di Cascinetta».
MEZZO VUOTO
Ma c’è anche l’altro fronte. «Purtroppo qui è cambiato tutto da quando 25 anni fa ho iniziato a lavorare», sostiene il titolare dell’edicola di via Pegoraro, Pierluca Maraggia. «Prima il quartiere era abitato da quasi tutti italiani con tanti bambini che venivano anche dopo la messa e il catechismo ad acquistare e la domenica c’era mio papà che davano a mano. Poi sono arrivati tanti extracomunitari e il lavoro è un po’ scemato». È cambiato anche il contorno, poiché tante attività hanno chiuso («Prima ero circondato da negozi») e si organizzavano più iniziative. «Vengo da un piccolo paese e all’inizio era come essere in una città, ma ora mi sembra di lavorare in un paesino, con in più il via vai delle macchine sulle vie principali». Un pensiero condiviso anche da chi vive in via Curtatone e vorrebbe qualcosa di più. E cosa servirebbe? «In generale non essere dimenticati», segnala una residente. «Siamo una zona popolare, le case hanno bisogno di interventi costanti, ma non c’è solo questo, sarebbe bello avere qualche iniziativa e attenzione in più».
CRITICITÀ
Quartiere racchiuso in grandi complessi residenziali e tagliato dalle importanti vie di collegamento, a Cascinetta manca all’appello un vero e proprio centro. Un luogo in cui creare quella comunità che è la spina dorsale di un rione. E allora si trovano alternative, come il parco Arcobaleno. La viabilità è un tasto dolente tra interventi da fare e lunghe code in via Pegoraro: «Togliendo il casello autostradale di Gallarate le auto che escono a Cavaria e attraversano il rione diminuirebbero».
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