MALTEMPO
Malnate: «E ora chi ci ripaga?»
Rientrati gli abitanti della Folla: «In un mese 5 allarmi, danni e paura». Il sindaco Cannito: «Subito un tavolo, caso da risolvere»
La corte antica di via Zara, alla Folla, non è più il lago di domenica, 7 luglio: niente canotti per salvataggi d’emergenza, niente scantinati gonfi come acquari con il livello arrivato a 1 metro e 80 centimetri. Lo ricordano i segni lasciati sui muri simili alle tacche record dell’Arno a Firenze, fatte le dovute proporzioni. Una scena spaventosa, mai vista prima, nonostante qui si sia abituati ai costanti allagamenti.
«Nell’ultimo mese ne abbiamo vissuti cinque, non ne possiamo più, stavolta però abbiamo avuto proprio paura perché non siamo mai arrivati a questi livelli, è successo tutto in dieci minuti - dice Cataldo Lotoro, 70 anni, qui da mezzo secolo -. Bisogna fare più manutenzione, devono risolvere questo problema, qui vivono bambini e anziani, alcuni con malattie che impediscono il trasporto».
IL TORRENTE IN CASA
La rongetta Molinaria ora scorre placida accanto alle abitazioni, come il fiume Lanza oltre gli alberi. Ancora più in là, sulla parte opposta della piccola frazione, l’Olona. Siamo in un luogo affascinante ma fragile, sulla salita dopo la Siome, nel cuore del Parco del Lanza, accanto alla rotonda che porta al Gaggiolo. Un borghetto nato nell’Ottocento, a due passi dal mulino ancora attivo, con case centenarie a due piani passate di padre in figlio e altre con recenti passaggi di proprietà, sul sentiero verso le Cave di Molera. Un nucleo unito anche nelle disgrazie e si vede: il lavoro instancabile di residenti, Protezione civile, Vigili del fuoco e Comune ha dato i suoi frutti.
All’ingresso della corte, un ammasso di mobili, elettrodomestici, quadri, divani, tavoli: beni accumulati in una vita, ora destinati alla discarica. Attorno un brulicare di persone al lavoro, con stivali, guanti e olio di gomito: c’è chi disperde il fango con le idropulitrici, chi pulisce i pavimenti, chi aiuta i vicini, con grande spirito di fratellanza, trovando anche modo di sorridere. Nessuno si è fatto male ed è già tanto ma negli occhi c’è la paura. E lo sconforto: «Ci siamo trasferiti da poco, ci sentiamo abbandonati - dice una giovane -. Sappiamo già che i rimborsi non ci saranno o saranno irrisori, abbiamo perso tutto quello che era ai piani bassi: quasi tutti hanno guasti agli impianti, dobbiamo buttare lavatrici, frigoriferi, forni, tavoli, sedie. Tutto. Ora chi paga tutto questo disastro?».
Annarella Vanoni stringe la sua cagnolina Maya: «Abbiamo visto tante emergenze ma mai come domenica, è stato terribile. Vestiti, scarpe, mobili di un certo pregio: tutto andato, ci siamo subito rimboccati le maniche per rimediare». Ivano Zancanaro è innamorato di questo posto: «I miei erano originari del Piave e ho voluto vivere anch’io a bordo fiume - racconta -. Nella taverna organizzavamo feste, compleanni, Natali. Ora è tutto distrutto e di sicuro non arrederò di nuovo. Nella parte più vicina al torrente un tempo c’erano le stalle e le donne di Malnate scendevano al lavatoio. Qui è passata la storia della città ma è difficile affrontare ogni volta questi problemi».
L’EFFETTO DIGA
A mezza voce, molti puntano il dito contro la diga di Gurone nata proprio per evitare alluvioni a valle, «che si attiva in caso di piene eccezionali, ferma la corsa dell’Olona ma ferma le acque al nostro livello a ritroso». Un grido di dolore raccolto dalla neo sindaca Nadia Cannito, rimasta a lungo in zona per capire come muoversi, fino all’ordinanza di evacuazione, superata con il rientro alla normalità di ieri.
Ora non ci sono limitazioni e le famiglie possono rientrare: «Tutto è accaduto dopo le 11, abbiamo emesso l’ordinanza domenica sera per sicurezza, la Protezione civile è rimasta sul posto fino alle 2.30 , poi ci siamo attivati garantendo il passaggio dei mezzi Econord per portare via la macerie. Avevamo messo a disposizione la palestra di via Libia con brandine e servizi ma non c’è stato bisogno. Inoltre chi vuole può recarsi in discarica senza limitazioni. Le pulizie proseguiranno ma nel più breve tempo possibile voglio aprire un tavolo tecnico con gli ingegneri idraulici e i tecnici per capire come risolvere una situazione inaccettabile. La diga di Gurone? Potrebbe avere un ruolo, ma fino a che non avremo analisi dettagliate non possiamo sbilanciarci: dobbiamo capire come intervenire nel modo giusto coinvolgendo anche la Regione. Samuele Astuti ha già inoltrato la richiesta di aiuti per calamità naturali».
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